Mi chiamo Chiara, ho 19 anni e circa cinque anni fa la mia vita è cambiata.
Sono nata in una famiglia che mi ha sempre circondato di tanto amore, esattamente come la maggior parte delle famiglie fa. Ma, oltre a questo (e anzi forse proprio per questo), mi parlavano anche dei principi biblici e di come Gesù mi amasse più di ogni altro, di come Gesù salvò loro la vita.

Durante le prediche domenicali il pastore parlava ancora di Gesù e del fatto che è morto e risorto per dare all’essere umano, che l’aveva inchiodato sulla croce, vita eterna.
Mi ricordo che da piccola leggevo la vita di Gesù e pregavo che Lui potesse benedire me e la mia famiglia. Credevo fortemente in Dio perché Lo sentivo vicino a me nelle mie preghiere: mi sentivo ascoltata seppur non vedessi nessuno nella stanza.
È difficile da spiegare, ma era come se il concetto di Dio fosse molto chiaro e certo.

Poi, crescendo, ho iniziato a dimenticare queste cose, non volevo pensarci. Credevo di avere altro da fare e, così facendo, perdevo di vista la cosa che adesso posso dire la più importante.
Tuttavia, ero apparentemente una bravissima ragazza: continuavo ad andare in chiesa, ubbidivo ai miei genitori(sempre nel limite del possibile per una tredicenne), insomma nessuna crisi adolescenziale all’orizzonte.
Ma dentro di me sentivo un vuoto incolmabile, una sensazione che provavo quando mi ritrovavo da sola. In questi momenti mi mettevo a pensare dato che non c’era nessuno svago che mi occupasse spazio in testa. Molto spesso, il mio pensiero tornava a quelle cose alle quali, per qualche ragione, cercavo di non pensare, ovvero a Dio e alla Sua Parola.
Mi facevo delle domande e non c’era più nulla di chiaro dentro di me.

Non so perché, ma avevo anche smesso di avere speranza in quella salvezza in Cristo della quale avevo sentito e letto.
Un giorno, inaspettatamente, una predica mi colpì particolarmente; il pastore non stava dicendo nulla di nuovo per me ma, ad un certo punto, parlò di tre tipi di persone: quelle che non sanno nulla di Gesù, quelle che conoscono e decidono per Cristo e quelle che, come me, sapevano chi fosse Gesù e cosa potesse fare nella loro vita ma non prendevano una decisione.
Io mi sentì come se avessi voltato le spalle a Dio. Io sapevo che Lui è vivente, che è un Dio che ascolta, che parla e che opera, ma me ne ero dimenticata.

Tutto quello che feci fu chiedere perdono, e il Signore mi inondò di una felicità inspiegabile, fuori dal comune.

Grazie a Dio, dopo cinque anni, esperienze belle e brutte, posso dire di rivedere chiaro.